TE LO ILLUSTRO CON UN ALBO – Maggio 2023

Un albo a settimana per ogni mese

Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?

Associazione Officina Educativa dedicherà ogni mese a un tema diverso. Proporrà un albo illustrato a settimana che aiuti i bambini e le bambine, con i loro genitori, a riflettere sul tema scelto.

Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.

Maggio: VIAGGIARE TRA LE PAGINE

Settimana 1: La bambina dei libri (Oliver Jeffers, Sam Winston) Lapis Edizioni

Una bimba naviga su una barchetta in un oceano di parole.
Cavalcando un’onda, raggiunge un bambino e lo invita ad intraprendere con lei un viaggio fantastico tra le pagine dei libri, per attraversare storie avventurose scalando montagne immaginarie, smarrendosi nei boschi delle fiabe e sfuggendo ai mostri dei castelli stregati.
“La bambina dei libri” è un albo che racconta la magia della lettura, perché leggere un libro significa immergersi nel mondo della fantasia e farne parte.
Sfogliando le pagine, risulta evidente come siano le illustrazioni ad avere un ruolo di grande rilievo, grazie alla capacità che hanno di esprimere ancora più del testo il piacere e la passione per la lettura.
Le immagini sono, in parte, costruite con le parole di testi classici: le onde che trasportano la barchetta della bimba sono fatte di parole, come il mare in cui sta navigando, la strada che attraversano i due bambini, una parete della montagna che i protagonisti stanno scalando e molto antro ancora.
Parti di storie come “Il meraviglioso mago di Oz” o “Alice nel paese delle meraviglie” danno vita alle illustrazioni, per la gran parte sui toni del grigio e del marrone, mentre in alcune spiccano particolari dai colori più vivaci.
E così il libro diventa come una casa in cui tutti, ma proprio tutti, possono entrare per liberare la fantasia.
Settimana 2: Come si legge un libro? (Daniel Fehr, Maurizio A. Quarello) Orecchio Acerbo

I personaggi di cinque fiabe famose si intrecciano tra le pagine di questo divertente albo, in cui l’interazione con il lettore è fondamentale per la buona riuscita della lettura.
Ogni volta che il lettore volta una pagina, seguendo le istruzioni dei protagonisti, succedono disastri: Hansel e Gretel si ritrovano appesi ad un albero a testa in giù, mentre la casa della strega Baba Jaga è posizionata in orizzontale, sul punto di cadere, e il mare in cui nuota Moby Dick prende il posto del cielo e bagna, come fosse pioggia, i personaggi delle altre fiabe.
In un turbinio di giravolte e capriole, si snoda la storia che non può esistere senza che il lettore maneggi il libro, girandolo e rigirandolo fino anche a scuoterlo.
Un albo illustrato che spiega, in modo spassoso, che per leggere un libro è importante la concentrazione e la voglia di dedicare del tempo alla lettura. I libri richiedono attenzione e passione per essere letti nel modo giusto e, talvolta, anche un certo impegno, ma sapranno poi regalare molta soddisfazione e altrettanto piacere.
Le illustrazioni, ricche di rosso, giallo e blu, sono coinvolgenti nel loro cambiare continuamente direzione, diventando bizzarre a tal punto da risultare decisamente divertenti. Simpatica l’idea di inserire nella storia personaggi di racconti diversi, che si relazionano tra loro e invitano il lettore ad indovinare le fiabe a cui appartengono.
Settimana 3: Mai più senza libri (Peter Carnavas) Valentina Edizioni

Protagonista di questo albo è una famiglia un po’ particolare: non ha un’auto, né un televisione e non vive nemmeno in una vera e propria casa, dal momento che abita in una roulotte. Quattro persone che in apparenza possiedono poco e niente, ma che hanno qualcosa che li fa sentire ricchi: una quantità incredibile di libri, libri che riempiono la loro piccola dimora e che, addirittura, fungono da mobili su cui appoggiare il tostapane o la cuccia del gatto.
Un giorno, però, la situazione sfugge di mano: i libri diventano davvero ingombranti e la famiglia è costretta a separarsene. E così tutto cambia, c’è troppo spazio, i bambini non riescono neanche più a vedere fuori dalla finestra, perché non ci sono più i libri su cui arrampicarsi e le giornate sono noiose senza storie da leggere da soli o in compagnia.
Un albo che racconta della bellezza dei libri, con la loro capacità di mettere in moto la fantasia e di far viaggiare la mente in posti lontani, di far imparare nuove cose e di stimolare la curiosità.
E che fa scoprire ai bambini che esiste la biblioteca, un luogo in cui si possono trovare moltissimi libri che chiunque può leggere, prendere in prestito o consultare.

 

Settimana 4:

TE LO ILLUSTRO CON UN ALBO – Aprile 2023

Un albo a settimana per ogni mese

Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?

Associazione Officina Educativa dedicherà ogni mese a un tema diverso. Proporrà un albo illustrato a settimana che aiuti i bambini e le bambine, con i loro genitori, a riflettere sul tema scelto.

Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.

Aprile: Tra liti e baruffe

Settimana 1: Il litigio (Claude Boujon) Babalibri

In un grande prato, ci sono due tane vicine. E ci sono due conigli, Bigio e Bruno, l’uno grigio e l’altro marrone.
I due vicini all’inizio vanno molto d’accordo, poi un giorno i rapporti s’incrinano: i protagonisti, infatti, hanno abitudini molto diverse che li portano a lamentarsi continuamente del comportamento del proprio vicino. Bigio e Bruno iniziano così una guerra fatta di dispetti, insulti e ripicche, fino ad arrivare a picchiarsi furiosamente.
Mentre i due conigli sono intenti ad azzuffarsi, una volpe affamata li scorge da lontano. L’astuto animale, vedendo le possibili prede impegnate a litigare, è convinto di riuscire a catturarle facilmente per poi gustarsi un buon pranzetto a base di conigli. Con un balzo, la volpe si lancia verso i due litiganti che subito si tuffano in una delle due tane.
Ogni attrito viene presto dimenticato: Bruno e Bigio uniscono le loro forze per sfuggire alla volpe, che resterà con un misero pugno di terra tra le zampe.
“Il litigio” è un albo che racconta di come, unendo le proprie forze, si possano superare più agevolmente gli ostacoli e le difficoltà della vita. Davanti al pericolo, ogni screzio perde di valore e le differenze tra i protagonisti passano in secondo piano. Una volta compreso il valore dell’amicizia, i due conigli impareranno a tollerare le reciproche diversità e, anche se ci saranno altri litigi in futuro, resteranno sempre grandi amici.
Le illustrazioni sono semplici e dai colori delicati dell’acquerello. Le espressioni e le posture dei personaggi sono ben disegnate, con sguardi indispettiti e movimenti rabbiosi che ben illustrato i litigi tra i due protagonisti.
Settimana 2: La grande azzuffata (Davide Calì, Serge Bloch) Edizioni Clichy

“La grande azzuffata” affronta, in modo molto spiritoso, il tema della zuffa dal punto di vista dei bambini.
L’albo, facendo un salto temporale che porta i giovani lettori alla preistoria, inizia analizzando le origini della zuffa e chiarendo, fin da subito, che in questo campo l’umanità si è evoluta molto poco. Se in passato gli uomini bisticciavano nel contendersi un mammuth, ai giorni nostri continuano a farlo nelle stesso modo: l’oggetto dello scontro è cambiato, ma per quanto riguarda le dinamiche, siamo rimasti al medesimo punto.
L’albo è in realtà un vero e proprio trattato sulla zuffa, la quale viene analizzata in modo dettagliato in ogni suo aspetto.
Innanzitutto, a cosa serve la zuffa? Ovviamente è utile per fare esercizio, allenare braccia e gambe, ossigenare i polmoni e, di conseguenza, fa molto bene alla salute senza dover andare in palestra.
Un altro punto interrogativo riguarda il modo in cui una zuffa ha inizio: talvolta basta uno sguardo in tralice o un piccolo errore, spesso è impossibile individuarne l’origine.
Un terzo aspetto di cui tenere conto è che una zuffa, per essere giusta, deve necessariamente rispettare alcune regole: chi si azzuffa deve essere di corporatura simile e le parti coinvolte nel litigio devono essere composte dallo stesso numero di rivali, altrimenti si tratta di una zuffa imbrogliona.
Una cosa è certa: le zuffe hanno spesso inizio durante la ricreazione, non si sa quanto durino e generalmente terminano al tramonto, ma ci si può dare appuntamento per il giorno dopo.
E gli adulti come se la cavano con la zuffa? Purtroppo i grandi spesso dimenticano che si tratta di un gioco e tendono a scatenarla per motivi di odio. Senza usare parole, gli autori esplicitano il concetto per mezzo di chiari e semplici disegni.
“La grande azzuffata”, attraverso simpatiche illustrazioni dai tratti infantili, espone con ironia un tema che riguarda la quotidianità dei bambini, i quali si potranno facilmente identificare nelle situazioni descritte dagli autori di questo divertente albo.
Settimana 3: Il grande litigio di Tito e Pepita (Amalia Low), Edizione Il Castoro

Tito e Pepita sono due criceti che abitano vicino al fiume. Le loro tane si trovano sulle sponde opposte del corso d’acqua. Senza un vero e proprio motivo, i due protagonisti non si sopportano e quando s’incontrano sulle rive del fiume, si guardano con occhi carichi di odio.
Un giorno Tito ha un’idea: decide di scrivere una poesia a Pepita per farle sapere quanto sia detestabile ai suoi occhi. Da quel momento, tra i due criceti, inizia una fitta corrispondenza, fatta di messaggi pieni di insulti scritti sulla superficie di foglie. Quando Pepita smette di inviare le lettere al suo nemico, Tito inizia a sentirne la mancanza. Preoccupato, si reca dalla parte opposta del fiume e, timidamente, entra nella tana della vicina di casa. Scopre così che Pepita si trova, febbricitante, sotto le coperte del proprio letto. Tito se ne prende cura giorno e notte e si accorge di quanto Pepita sia carina. Una mattina di sole, la cricetina si sente meglio e vede Tito addormentato accanto a sé e pensa che sia molto tenero.
Da quel giorno, i due vicini diventano grandi amici e iniziano una corrispondenza tutta nuova, fatta di frasi tenere e di dolci complimenti.
“Il grande litigio di Tito e Pepita” porta il lettore a riflettere su come, talvolta, alcune antipatie nascano senza un vero proprio motivo. Quando si incontra una persona che non si conosce, può succedere di lasciarsi influenzare dalla prima impressione, rischiando di iniziare un rapporto conflittuale costruito sul niente.
L’albo invita i giovani lettori a cercare di non fermarsi alla prima sensazione, perché le persone potrebbero essere molto diverse da come ci sembrano.

 

Settimana 4: (Prima e)dopo il litigio. (Silvia Serreli). Edizione Su per giù

La netta divisione tra il bianco e il rosso della copertina di questo albo trasmette con forza, ancor prima di leggere la storia, ciò che si prova dopo un litigio con qualcuno a cui si vuole bene. Ed è proprio così che vanno le cose, dopo una brutta lite: le nostre giornate, come la copertina del libro, cambiano colore. Allo stesso modo, anche il nostro umore e le nostre emozioni subiscono una trasformazione.
Luca e Oliver sono grandi amici, anzi, lo erano prima che accadesse qualcosa di apparentemente irreparabile: dopo essersi urlati brutte parole, picchiati e tirati i capelli, qualcosa si è rotto e tutto è cambiato. I due bambini non si rivolgono più la parola e nemmeno si guardano, nonostante a scuola siano vicini di banco.
Prima del bisticcio, i due amici avevano moltissime cose da raccontarsi e tanti giochi da fare insieme: costruivano ponti di sabbia e piramidi di carte, con le scatole dei panettoni sulla testa sono stati astronauti, con pentole e padelle da suonare sono stati musicisti. Ma adesso che non sono più amici, non c’è più nulla da costruire e le stoviglie sono semplicemente delle stoviglie, insignificanti strumenti da lavare dopo essere stati usati per cucinare.
Nonostante la rabbia, i due bambini sentono la mancanza dell’uno e dell’altro e quando il papà di Luca gli propone di costruire una casa sull’albero, l’entusiasmo iniziale del bambino un po’ si spegne, perché non c’è il suo amico Oliver con cui poter condividere questa nuova grande impresa.
C’è solo una cosa che può far tornare tutto come prima, una parola che può aggiustare molte cose. “(Prima e) dopo il litigio” non racconta solo delle conseguenze della lite, ma anche dell’importanza di saper chiedere scusa, la famosa parola che troppo spesso non si ha il coraggio di dire e che potrebbe mettere fine a tante incomprensioni.
Nelle illustrazioni, le espressioni dei protagonisti esprimono chiaramente l’entusiasmo dei giorni felici e la noia e la malinconia di quelli della separazione. Molto carine le immagini in cui gli oggetti che i bambini utilizzano per giocare proiettano sulle pareti ciò che si immaginano: l’ombra della scopa ha la forma dell’areo utilizzato per viaggiare in tutto il mondo, gli scatoloni usati per volare sulla luna proiettano sul muro la sagoma di un razzo, le sedie quella di un’automobile per correre in pista.
Questa magia svanisce nel momento in cui Luca e Oliver si trovano a giocare soli, per poi ricomparire a pace fatta.

TE LO ILLUSTRO CON UN ALBO – Marzo 2023

Un albo a settimana per ogni mese

Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?

Associazione Officina Educativa dedicherà ogni mese a un tema diverso. Proporrà un albo illustrato a settimana che aiuti i bambini e le bambine, con i loro genitori, a riflettere sul tema scelto.

Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.

Marzo: Che noia, che noia!

Settimana 1: Uffa, che noia! (Henrike Wilson) Beisler editori

Protagonista di questo albo è Orsacchiotto, un piccolo orso tremendamente annoiato che guarda la nebbia in una giornata uggiosa, seduto sul tronco caduto di un albero.
L’orsetto cerca qualcuno con cui giocare, ma tutti sono indaffarati e non possono dedicarsi a lui.
L’animale vaga sconsolato nel bosco fino a quando, stanco di quel camminare senza meta, si ferma e si lascia cadere sul prato, a fare niente e a sospirare per molto tempo.
Poi all’improvviso succede qualcosa, qualcosa di semplice, ma che attira l’attenzione di Orsetto: un soffio di vento gli arruffa il pelo e, sopra di lui, le nuvole passano veloci davanti ai suoi occhi… ed ecco che una talpa sbuca dalla sua tana per poi rientrarci velocemente. E in quel momento il cucciolo si accorge che intorno a lui ci sono molte cose che lo stimolano e lo portano a viaggiare con la fantasia: il battito d’ali di un uccellino lo spingono a fingere di essere un’aquila maestosa e immagina di sorvolare monti, valli e boschi, fino a quando una splendida luna piena non lo sorprende e lo riporta ai suoi prati e alla tana, dove ad attenderlo ci sarà la sua mamma.

“Uffa che noia!” è un albo che affronta un tema molto attuale: la paura della noia, preoccupazione che coinvolge non solo i bambini, ma anche i genitori. Un libro che spiega quanto può essere stimolante avere del tempo senza per forza essere impegnati in qualcosa. A volte, fermarsi e lasciarsi andare alla fantasia, può risultare molto più divertente che avere per forza tra le mani un gioco o avere sempre qualcuno con cui giocare. Anche da soli ci si può entusiasmare e quando sembra che non ci sia proprio niente da fare, bisogna solo aspettare. Alla fine, qualcosa succede sempre.

Le illustrazioni, a tutta pagina, sono fatte di colori pieni, quasi sembrano velluto. Nella foresta, così grande e avvolta nella nebbia, anche un animale grande come un orso sembra perdersi, lasciando tracce sull’erba che ci mostrano il vagare senza sosta tra gli alti alberi, come a voler trasmette il profondo senso di noia del giovane protagonista. Significativa l’immagine in cui Orsetto si lascia andare ai propri sensi e, guardando le nuvole, scorge nelle loro forme conigli che saltano e orsi che si rotolano nel cielo.

 

Settimana 2: Ufff… (Claude K. Dubois), Babalibri
Gli anatroccoli Nuki e Tati sono intenti a giocare con un videogioco, quando il papà, stanco di vederli fissare continuamente uno schermo, glielo toglie e li invita ad andare a giocare in giardino.
I due fratelli si abbarbicano svogliatamente sul ramo di una pianta, annoiati a morte e lamentandosi del fatto che “fuori non c’è proprio niente da fare!”
A nulla servono le proposte del papà, niente sembra attirare l’attenzione dei piccoli anatroccoli. Stanco delle continue lamentele dei figli, il papà gonfia la piscina, ma anche questa volta Nuki e Tati trovano qualcosa che non va: l’acqua è troppo fredda!
Solo Gio, un loro amico, sembra entusiasta della piscina e si tuffa senza paura divertendosi moltissimo. I due fratelli lo guardano senza interesse, fino a quando succede una cosa banale, ma che scatena ilarità in tutti gli anatroccoli: a Tati scappa una piccola scoreggia, suscitando risate a non finire.
“Uff…” spiega ai bambini che per divertirsi con gli amici a volte basta veramente poco, anche una situazione improvvisa può essere buffa e scuotere i bambini dalla pigrizia. Non è sempre necessario proporre ai ragazzini dei giochi strutturati o dare loro strumenti tecnologici per giocare. La noia fa parte della vita di tutti ed è importante che anche i bambini la sperimentino, per imparare a gestirla con pazienza e trovare il modo di uscirne con le proprie forze.
Le illustrazioni, in acquerello, sono semplici e delicate, adatte ai bambini più piccoli.
Settimana 3: ll signor Noia (Pedro Mañas, David Sierra Liston), Pane e Sale.

Protagonista di questo simpatico albo è un bambino che si trova nel salotto di casa, da solo, mentre fuori piove a dirotto.
Annoiato come non mai, non sa proprio cosa fare, mentre le lancette dell’orologio a pendolo sembrano non muoversi di un millimetro. Ed ecco che compare il Signor Noia, impersonato dal prolungamento dell’ombra del bambino, un gigante grigio dalle lunghe braccia. Il ragazzino, con un sorriso beffardo, cerca in tutti modi di sfuggire al Signor Noia e, insieme al suo gatto nero, attraversa l’orologio a pendolo come se fosse una porta che si apre su un mondo parallelo e fantastico. Ed è così che il piccolo protagonista inizia un viaggio passando da un mondo incantato ad un altro, sempre inseguito dall’oscuro Signor Noia.
Il ragazzino accede ai diversi luoghi fantastici nei modi più strampalati: passa attraverso una pozza d’acqua, si tuffa in una tazza ricolma di cioccolata, arriva su una fetta di pane deserta e si addentra nella bocca di una naufraga annoiata intenta a sbadigliare, come se fosse una grotta, fino ad arrivare alla destinazione finale che riserverà una sorpresa.
“Il Signor Noia” tratta la noia come una condizione con cui si può addirittura giocare. La fuga che il bambino intraprende per non essere accalappiato dall’oscuro signore, non è altro che un buttarsi a capofitto nella propria fantasia. Ed è così che la noia non è più solo un momento di frustrazione, ma diventa un’occasione per inventarsi cose nuove che riempiono un tempo che ci sembra vuoto.
Le illustrazioni, a tutta pagina, sono molto fantasiose e piene. Nel salotto di casa, dove anche i soggetti delle foto appese alle pareti sbadigliano per la noia, il protagonista continua a spostarsi da un punto all’altro della stanza, stanco di non far nulla.
Nei mondi attraversati dal bambino, disegnato con grandi occhi neri in cui si specchiano le immagini della sua fantasia, spuntano ovunque orologi: sono all’interno dei tronchi degli alberi, appesi ai rami sotto forma di orologi a cucù e nella luna che funge da quadrante in cui si muovono le lancette. Il grigio è la base di ogni illustrazione, da cui spiccano i colori dei vestiti del protagonista e di alcuni elementi dei luoghi da lui visitati.
Settimana 4: Uffa, che noia! (Shinsuke Yoshitake), Fatatrac

In questo divertente albo, un ragazzino annoiato analizza la noia in maniera dettagliata, al fine di scoprirne il significato e trovare un modo per affrontarla.

Il protagonista si chiede il perché della noia e che cosa sia esattamente. Ponendosi queste domande, il bambino inizia a pensare a quello che potrebbe essere divertente e a ciò che invece risulta tedioso. Forse sono le cose che restano sempre uguali ad essere noiose e quelle diverse ad essere più divertenti. Oppure sono le cose che non hanno niente a che fare con noi a risultare tanto noiose? E se anche gli oggetti si annoiassero? Come un paio di scarpe troppo strette che non vengono mai indossate, forse anche loro finiscono per annoiarsi a restare sempre ferme nell’armadio. E gli animali? Lo scarafaggio non si annoia mai?

In questa analisi, il bambino si rende conto che nella vita non esistono solo la noia assoluta o il grande divertimento, ma anche tanti momenti neutri, come quando ci si veste, ci si lava i denti o si aspetta al semaforo. Osservando gli altri, il ragazzino riflette sul fatto che forse ci sono persone che in apparenza si divertono, quando in realtà si annoiano e altre che sembra si stiano annoiando quando invece si divertono.

Questa profonda esplorazione che il piccolo protagonista fa, in un modo molto spassoso, del concetto di noia, lo porta a cercare delle strategie per affrontare quello che chiunque, grande o piccolo che sia, è costretto a sperimentare molte volte nel corso della propria vita. La noia esiste,   i bambini devono imparare a conviverci e a trovare delle soluzioni per saperla gestire nel migliore dei modi.

I disegni sono caratterizzati da un tratto semplice e pulito. Ogni pensiero e ipotesi del bambino viene illustrato in maniera dettagliata, a tal punto da rendere le illustrazioni particolarmente esilaranti.

TE LO ILLUSTRO CON UN ALBO – Febbraio 2023

Un albo a settimana per ogni mese

Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?

Associazione Officina Educativa dedicherà ogni mese a un tema diverso. Proporrà un albo illustrato a settimana che aiuti i bambini e le bambine, con i loro genitori, a riflettere sul tema scelto.

Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.

Febbraio: Liberi di amare

Settimana 1:  Mio amore (Beatrice Alemagna), Topipittori

   

Protagonista di questo bellissimo albo è una creatura bizzarra che nessuno capisce esattamente cosa sia, nemmeno lei stessa.

Probabilmente è un animale, ma quale animale?

Il piccolo essere passeggia tra alberi di stoffa e casette con muri di bottoni, attraversa strade con staccionate fatte di filo e incontra persone che lo identificano in tanti diversi animali: per qualcuno è un gatto, per altri una buffa scimmia, poi un topo e un leone. Persino un piccione di pizzo e un paio di pulci non capiscono cosa sia.

Lo strano animale risponde ad ognuno, quasi scusandosi per non essere ciò che vorrebbero che fosse.

Sconsolato, la curiosa creatura continua il suo cammino, chiedendosi: “Ma insomma, chi sono?”

Sarà un altro buffo animale a dargli la risposta, qualcuno che lo trova bello per quello che è e che semplicemente gli dirà: “Tu sei il mio amore”.

In Mio amore, il protagonista viene etichettato come qualcosa che in realtà non è, o comunque gli sono attribuite delle caratteristiche che non sente di avere. Non è facile incontrare una persona in grado di capire come siamo fatti e capaci di accogliere il nostro modo di essere, con tanto di pregi e difetti. Nel finale, il protagonista si imbatte in qualcuno a cui non importa sapere se la sua pelliccia sia quella di un topo o di un gatto, dal momento che gli piace così com’è.

Chi si innamora non sempre sa spiegare cosa abbia di così particolare la persona da cui è stato conquistato, ma una cosa è certa: quella persona, agli occhi dell’innamorato/a, ha qualcosa di unico e speciale.

Le illustrazioni sono incantevoli: tessuti, fili e bottoni fanno da sfondo ad un protagonista che è sempre diverso in ogni pagina, quasi a voler sottolineare quanto una persona possa apparire differente a seconda degli occhi di chi lo guarda.

 

Settimana 2:  Piccola storia di una famiglia. Qual è il segreto di papà? (Francesca Pardi, Desideria Guicciardini), Lo Stampatello

Giulia e Carlo sono due bambini di sei e nove anni. La coppia di fratelli sta vivendo un momento particolare: i loro genitori si sono da poco separati, il padre se n’è andato di casa e i ragazzini temono di non vederlo più. Presto questa paura si dissolverà, perché il papà ha un appartamento nuovo dove possono stare insieme e giocare con lui. Anche se non è più come quando vivevano tutti nella stessa casa, i due bambini si abituano al nuovo equilibrio familiare, a dividere il loro tempo e le loro vacanze tra la mamma e il papà e a vivere con il nuovo compagno della mamma, che a loro piace e che la rende felice.

A preoccupare i due ragazzini è il comportamento del papà: non solo resta sempre da solo, ma  sembra che nasconda loro qualcosa. Spesso riceve telefonate misteriose, cambia stanza per parlare, non vuole mai dire chi sia la persona che gli telefona.

Il non sapere porta Giulia e Carlo a darsi le spiegazioni più assurde: forse papà è un rapinatore di banche, o una spia internazionale?

Un bel giorno il segreto viene svelato: a nascondersi dietro al comportamento misterioso di papà è Luca, il suo nuovo fidanzato. Nessun intrigo internazionale, nessuna rapina in banca e niente malattie gravi: semplicemente il loro papà si è innamorato!

Qual è il segreto di papà è un albo che andrebbe letto ai bambini fin da piccoli. Affronta argomenti  come la separazione dei genitori, l’arrivo di nuove persone che modificano l’equilibrio familiare e il tema dell’omosessualità in una prospettiva positiva. Può sembrare che il libro banalizzi situazioni che comportano instabilità nei bambini, dal momento che i due piccoli protagonisti accettano con serenità le novità che gli si presentano davanti. Lo scopo principale della storia è raccontare una realtà che fa parte della società odierna per educare le nuove generazioni che al mondo esistono famiglie e relazioni di ogni tipo. Se alle bambine e ai bambini, fin da piccoli, viene spiegato che ci sono moltissime coppie diverse e che nella vita una persona può innamorarsi di qualcuno dello stesso o dell’altro sesso, cresceranno liberi dai tabù che ancora oggi affliggono la nostra collettività.

Se si vuole creare una società basata sul rispetto della diversità, formata da persone che ripugnano la violenza e la discriminazione, educare a certi temi coloro che saranno gli adulti del futuro è un passaggio fondamentale.

La parte dell’albo in cui i fratelli, non sapendo cosa stia accadendo al padre, iniziano a fantasticare sulle possibili motivazioni del comportamento strano del papà, sottolinea l’importanza di spiegare ai bambini cosa stia accadendo nella loro vita e in quella delle persone che li circondano. Il non sapere suscita sentimenti di angoscia che possono essere evitati trovando le parole giuste per raccontare, anche ai più piccoli, la verità.

 

Settimana 3:  L’aggiustacuori (Arturo Abad, Gabriel Pacheco), Logosedizioni

Mattia aggiusta i cuori. Riscalda i cuori gelidi in una stufa a legna e cuce cuori infranti con un filo d’argento, aggrovigliato in un enorme gomitolo che occupa gran parte del laboratorio in cui lavora. Intorno al ragazzo si vedono pochi oggetti e un tavolo, sul quale si accumulano numerose scatole etichettate con i nomi di ciò che contengono: sogni, oblio, nuvole e io. Dal laboratorio , di notte, escono suoni strani, perché Mattia ha un segreto. Quando calano le tenebre, il giovane passa ore ed ore a modellare cuori che custodirà in uno scrigno di legno chiuso a chiave. All’arrivo della primavera, ogni anno, Mattia apre la scatolina, prende un cuore e si incammina nel bosco, fino alla casa di Beatrice, la donna che ama, per donarle i cuori che fabbrica per lei. Beatrice, che un cuore non ce l’ha, tratta freddamente Mattia e ripone il dono sopra una mensola, dimenticandosene presto.

Il giovane ritorna così al laboratorio, sconsolato e con il petto un po’ più vuoto, perché per costruire i cuori per Beatrice, Mattia ogni volta toglie un pezzettino del suo e lo nasconde nella sua creazione.

Ma non si può vivere a lungo se si dona sempre un po’ del proprio cuore senza mai ricevere amore. Una notte d’autunno, mentre Mattia è intento a costruire l’ennesimo cuore per la sua innamorata, si accorge con stupore che nel petto non resta altro che un minuscolo frammento del suo. Il giovane, stremato, si accascia sulla sedia, il corpo immobile come una statua. Il sacrificio di Mattia non passerà inosservato agli occhi della gelida Beatrice, la quale troverà il modo di restituirgli la vita ricucendo tutti i pezzettini del cuore. La donna, però, decide di tenere per sé un piccolo frammento di quel cuore ricolmo d’amore, grazie al quale imparerà a sorridere e forse, un giorno, ad amare.

Nelle illustrazioni dominano il blu e il rosso, l’atmosfera è onirica e ogni cosa appare come sospesa. Le case, sagome di cartone che sembrano attaccate allo sfondo grazie a piccoli pezzetti di nastro adesivo, sono circondate da boschi. Nel cielo, una luna dall’espressione seria, osserva le vicende di Mattia e  Beatrice e tutt’intorno sbucano piccoli animali leggeri: bruchi, lumache, uccellini e ragni accompagnano i due giovani lungo le pagine del libro.

il filo d’argento, con cui Mattia cuce i cuori infranti, ricorre in tutte le immagini. Lo vediamo all’inizio sotto forma di matassa evanescente, nella pagina successiva aggrovigliato a formare un tappeto nevoso, tra gli alberi, in una notte invernale. Lo ritroviamo poi sciolto, sotto la scatolina che conteneva il dono per Beatrice, in una primavera dai tronchi fioriti. E ancora abbandonato  a terra, catturato da un ragno per costruire una tela nel momento in cui, il giovane innamorato, privato del cuore, muore. Di nuovo il filo ricompare sotto forma di nuvole, da cui scende sospesa una lumachina, quasi volesse avvisare Beatrice dell’accaduto. Infine il filo d’argento si innalza dal palmo della mano di Mattia per arrivare tra le dita di Beatrice la quale, finalmente sorridente, se lo porta al petto, riscaldato dall’amore del frammento del cuore di Mattia.

 

Settimana 4: L’innamorato (Rébecca Dautremer), Rizzoli

 

Dodici ragazzini discutono dell’amore, dodici pensieri diversi su cosa sia questo sentimento tanto difficile da capire. Salomè è una bambina che non riesce a spiegarsi perché il suo compagno Ernest le faccia continuamente dei dispetti: le tira i capelli, le toglie il cappuccio, le fa cadere gli occhiali. La mamma le spiega che sicuramente Ernest vorrebbe giocare con lei, ma non sa come dirglielo e che, senza dubbio, è innamorato di lei.

Salomè non sa cosa sia questo innamorato e allora tra i suoi amici inizia un vero e proprio dibattito sul significato dell’amore.

Ognuno esprime la propria opinione, dodici punti di vista diversi tra cui Salomè dovrà districarsi per trovare una risposta. Ciascun bambino si è fatto un’idea di cosa sia un innamorato, a seconda di ciò che ha sentito e dell’età: Zelie, uno dei più grandi, sostiene che l’innamorato serva per sposarsi e che, di conseguenza, è una cosa per uomini e per donne, Emilie che gli innamorati si bacino e che servano per fare i bambini. I più piccoli, invece, dicono che l’amore è quello tra principi e principesse delle fiabe, oppure che è un po’ come quando si è stregati.

“L’innamorato” è un albo che spiega l’amore attraverso gli occhi dei bambini, con definizioni anche buffe e un po’ strampalate, ma in fondo non poi così distanti dalla realtà. Nel finale, dopo aver ascoltato tutte le opinioni dei suoi amici, Salomè si ritrova nuovamente a dover fare i conti con il presunto innamorato, che le dà uno spintone, le rovescia lo zaino e le calpesta il cappotto. A quel punto Salomè dice a se stessa che “non ne sapevano un bel niente di innamorati quelli lì!”, lasciando spazio a libere interpretazioni sul significato dell’amore.

Le illustrazioni sono un’esplosione di tonalità rosse e, per la maggior parte, riempiono l’intera pagina. Ogni immagine raffigura l’opinione di uno dei bambini e tali pensieri sono rappresentati con disegni che travolgono Salomè e i suoi amici. La protagonista si immagina un cuore gigante che, in preda al batticuore e affaticato dall’amore, schiaccia i bambini buttandoli a terra, un enorme ombrello ripara Salomè e i compagni  dai colpi di fulmine e i ragazzini, piccoli come folletti, si arrampicano tra le coperte sotto cui una coppia di innamorati si bacia tenendosi per mano.

TE LO ILLUSTRO CON UN ALBO 2023 – gennaio

Un albo a settimana per ogni mese

Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?

Associazione Officina Educativa dedicherà ogni mese a un tema diverso. Proporrà un albo illustrato a settimana che aiuti i bambini e le bambine, con i loro genitori, a riflettere sul tema scelto.

Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.

 

Gennaio: la guerra e l’immigrazione

Settimana 1: Il giorno che venne la guerra
“Il giorno che venne la guerra” è un albo che racconta di come la vita di una bambina venga sconvolta dall’arrivo della guerra.
In una mattina come tante, una ragazzina fa colazione con la sua famiglia. I fiori fanno capolino dal davanzale, il papà canta la ninna nanna al fratellino e la mamma la accompagna a scuola. Quella mattina la ragazzina scopre cosa sono i vulcani e siede contenta al proprio banco, circondata dai suoi compagni di classe.
Poi, dopo pranzo, tutto cambia: fuoco, fumo, esplosioni trasformano la città e la vita della bambina.
Da quel momento la piccola protagonista attraversa un calvario a cui assistiamo quotidianamente per mezzo dei media: le case sventrate, le persone spaventate e sfinite, la fuga di chi non ha più la forza di restare in un paese dove non si può più vivere. La ragazzina, di cui non conosciamo il nome, una dei tanti minori in fuga, inizia così un lungo viaggio attraverso campi, strade e montagne, salendo su camion e attraversando mari pericolosi, nella pioggia e nel freddo.
La bambina riesce a raggiungere un luogo lontano dal conflitto, ma la guerra ormai si è impossessata di lei e ha lasciato segni indelebili nel suo cuore.
La piccola fa di tutto per scrollarsi di dosso il dolore e la paura, ma è proprio il paese in cui spera di aver trovato la salvezza e la speranza di poter ricominciare che le volta le spalle e le fa conoscere una guerra diversa, fatta di diffidenza, rifiuto ed esclusione.
Sarà un altro bambino, attraverso un atto di apertura e gentilezza, ad aiutare la ragazzina a scacciare i ricordi devastanti di ciò che ha vissuto e a insegnare il valore dell’accoglienza per dare la speranza in un futuro migliore.
Le illustrazioni sono caratterizzate da personaggi disegnati con un tratto infantile, mentre le scene di distruzione, fuga e solitudine sono ben rappresentate da sfondi grigi e polverosi di grafite e da cieli tinti di rosa per le fiamme che devastano la città.
Il viaggio della bambina si svolge in una sequenza di strisce che trasmettono il senso di un percorso lungo e stancante, intriso di paura e sfinimento.
“Il giorno che venne la guerra” è un albo adatto a tutte le età: le immagini suscitano facilmente empatia nei più piccoli e la storia porta i più grandi a prendere coscienza non solo di cosa significhi trovarsi ad affrontare situazioni estreme per raggiungere un posto sicuro, ma anche di quanto sia fondamentale tendere la mano a chi chiede disperatamente aiuto.
Settimana 2: Papà non ha più paura degli Stranieri (grazie a me) (Rafik Schami, Ole Könnecke), Beisler editore.
In questo albo la voce narrante è quella di Rebecca, una bambina che inizia il racconto descrivendo quanto sia fantastico il suo papà: è alto, forte, paziente, coraggioso, un comico nato e un abile prestigiatore. Il suo eroe, come lo definisce in un’unica parola la ragazzina.
Questo papà così perfetto nasconde però un segreto: è terrorizzato dagli stranieri, soprattutto quelli con la pelle nera. Alla figlia non l’ha mai detto, ma lei l’ha capito da come si comporta ogni volta che incrocia una persona di colore. Quando Rebecca gli domanda perché i neri gli facciano così tanta paura, l’uomo inizia ad elencare una serie di stereotipi che caratterizzano, dal suo punto di vista, le persone di colore.
La bambina rimane stupita e, di fronte alle parole del padre, resta in silenzio.
Sarà grazie all’invito alla festa di compleanno da parte di Banja, la sua migliore amica tanzaniana, che la giovane protagonista troverà il modo di aiutare il suo papà a superare la paura nei confronti dei neri.
“Papà non ha più paura degli stranieri (grazie a me” è un albo che insegna ai bambini quanto la paura possa essere facilmente suscitata da ciò che non si conosce. I bambini di oggi sono abituati a condividere la loro quotidianità con coetanei proveniente da diverse parti del mondo e per loro non esistono differenze. In questo albo emerge come la diffidenza verso lo straniero sia una disposizione d’animo che caratterizza soprattutto l’adulto, più incline a farsi ingannare da false credenze e a ragionare per cliché.
Questa lettura istruisce i bambini ad insegnare agli adulti che il modo migliore, per evitare di inciampare in banali luoghi comuni e farsi prendere da paure ingiustificate, è cercare di conoscere da vicino chi ha culture e usanze diverse dalle nostre.
Gran parte delle illustrazioni sono caratterizzate da dettagli su sfondo bianco, che descrivono bene tutte le fasi del racconto. Molto efficace è la parte in cui il padre elenca le caratteristiche da lui attribuite alle persone di colore e che lo spaventano: ogni frase pronunciata dall’uomo è accompagnata da un’illustrazione che dimostra quanto le convinzioni del padre siano del tutto infondate.