PARLARE DI BULLISMO ALLA SCUOLA DELL’ INFANZIA E ALLA PRIMARIA, SI PUÒ?

 

Quando si parla di bullismo, è facile pensare che tale fenomeno colpisca esclusivamente ragazzi e ragazze in età preadolescenziale e adolescenziale.

In realtà è possibile che, sia nella scuola dell’infanzia sia nel primo ciclo della primaria, si presenti il problema. Potrebbero venire sottovalutati alcuni segnali che, di fatto, sono veri e propri campanelli di allarme di qualcosa che potrebbe evolversi e svilupparsi in condotte aggressive stabili.Quando si lavora con bambini di questa fascia d’età, gli scontri tra bambini non possono essere sempre ridotti a semplici liti tra compagni.

Un intervento precoce può essere rilevante per la prevenzione del fenomeno, affinché non si sviluppi in modo incontrollato in un’età in cui intervenire sarebbe molto più complesso.

È bene ricordare che, a differenza degli interventi che si possono attuare con bambini più piccoli, correggere i comportamenti negativi in preadolescenti e adolescenti è assai difficile.

Differenze e somiglianze

Il bullismo all’infanzia e alla primaria è molto diverso rispetto alle classi superiori: all’infanzia è facile assistere soprattutto ad atti di emarginazione e prevaricazione come, per esempio, prendere possesso con prepotenza di giochi, oggetti, spazi, posti  a sedere oppure all’esclusione di alcuni compagni dai giochi. Soprattutto nell’ultimo biennio della scuola primaria (talvolta anche prima), possono insorgere anche aggressioni fisiche come schiaffi, spinte, pugni, aggressioni verbali quali offese, derisioni, insulti, oppure danneggiamento o sottrazione di oggetti di proprietà dei compagni.

Anche se il bullismo nei più piccoli è differente, alcune dinamiche sono le stesse che si possono riscontrare nei ragazzi più grandi, come la presenza di un “capo” che dirige i giochi e dei suoi gregari che eseguono gli ordini e lo sostengono. Un segnale cui prestare attenzione è la costituzione di una coppia o un trio molto affiatato e caratterizzato da un bambino che funge da leader, prevarica sugli altri e comanda. Spesso ci sono bambini che, pur di compiacere il leader, soddisfano le sue richieste, anche se questo significa assumere comportamenti negativi.

È importante quindi prestare molta attenzione a questi segnali, perché se alcuni episodi tendono a ripetersi è buona prassi pensare di pianificare un intervento mirato.

Come intervenire?

Come intervenire su questo tema con bambini di questa fascia di età?

Riconoscere situazioni a rischio nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola primaria è più difficile che nelle classi superiori, poiché a quest’età è facile confondere comportamenti vivaci con atteggiamenti da bullo e viceversa. Allo stesso tempo, intervenire è più facile, perché è un’età in cui il carattere ancora non è formato ed è più plasmabile.

Un punto importante e di cui bisogna tenere sempre conto quando si decide di pianificare un intervento è scegliere degli strumenti che siano adatti alla fascia di età cui ci si sta rivolgendo. Alla scuola dell’infanzia l’intervento è più di tipo disciplinare, spiegando ai bambini i comportamenti scorretti nel momento stesso in cui si presentano. Scegliere insieme poche regole da rispettare utilizzando sempre le immagini perché siano comprensibili ai più piccoli.

Un altro strumento, adatto sia all’infanzia che alla primaria, è la favola o la fiaba: ad oggi è possibile trovarne moltissime che trattano il tema del bullismo in modo diverso a seconda dell’età del bambini. Partendo da una lettura di questo tipo è possibile affrontare un lavoro sulle emozioni, con i più piccoli di semplice riconoscimento per passare ad un lavoro più articolato con i più grandi attraverso la drammatizzazione della storia letta e di riflessioni sulle emozioni individuate al fine di sviluppare le competenze empatiche.

Sono molti gli ambiti su cui si può lavorare alla primaria al fine  di promuovere il benessere a scuola, educare al rispetto dell’altro e delle differenze, sostenere la comunicazione assertiva, educare alla prosocialità, condividere regole e valori. Altrettanti sono gli strumenti che ci permettono di effettuare un intervento efficace: oltre alla fiaba, il role-playing, giochi per promuovere la collaborazione fra pari, cooperative-learning, l’uso di storie sociali, attività di problem solving e molto altro ancora.

Questi strumenti permettono ai ragazzi di conoscere il problema del bullismo e i rischi che si possono correre senza parlare in modo esplicito del fenomeno che, vista la giovane età, è di difficile comprensione.

Il benessere richiede tempo

Un intervento, per risultare veramente efficace, non deve essere ridotto ad un numero definito di incontri limitato nel tempo. È importante che, intrapreso un percorso, esso sia mantenuto nel tempo. Questo tipo di lavoro, andrebbe svolto tutto l’anno scolastico in modo costante: scegliere un momento ogni settimana o ogni due settimane per affrontare alcuni temi (soprattutto alla scuola primaria) o per svolgere delle attività che prevedano l’uso degli strumenti sopra citati, permette ai bambini di comprendere a pieno e di interiorizzare modalità di comportamento e di relazione efficaci per il proprio e l’altrui benessere.

Il ruolo della scuola

La scuola è il primo luogo dove i bambini sviluppano le relazioni sociali tra loro e, proprio per questo ruolo educativo, deve impegnarsi a promuovere quei valori che favoriscano il benessere scolastico: educare gli alunni al rispetto reciproco rendendoli consapevoli dell’unicità di ciascuno, aiutarli a gestire le proprie emozioni, ad essere empatici, saper accettare e ascoltare le opinioni altrui, insegnare il rispetto delle regole per una convivenza civile e aiutarli a risolvere i problemi in modo efficace.

È importante che i bambini, fin da piccoli, prendano coscienza di se stessi e degli altri, perché il fenomeno del bullismo si può prevenire attraverso una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e di quelle altrui.