TE LO ILLUSTRO CON UN ALBO – FEBBRAIO

Un albo al giorno per sette giorni

Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?

Associazione Officina Educativa dedicherà una settimana al mese a un tema diverso. Proporrà, ogni giorno per sette giorni, un albo illustrato che aiuti i bambini e le bambine a riflettere sul tema scelto.

Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.

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FEBBRAIO
LE BUGIE: giorno 1

Iniziamo la settimana con Piccoli fantasmi  di T. Robberecht e P. Goossens Ed. Zoolibri

Piccoli fantasmi è un albo che descrive cosa succede alla coscienza quando si dicono le bugie.

Sara ama giocare con i gioielli della mamma. Ce n’è uno in particolare con cui vorrebbe giocare di più: la collana di perle. La mamma le ha proibito di toccarla e questo divieto non fa altro che rendere l’oggetto ancora più desiderabile.

La voglia di prendere la collana è tale che la bambina entra di nascosto in camera della mamma e gioca con il gioiello ma, ahimè, si rompe e le perle rotolano sul pavimento. Nascoste le perle in fondo al cassetto, la bambina comincia a nascondere anche la verità. Inizia così a dire una serie di bugie pur di non essere scoperta.

Succede però che, ad ogni bugia detta, dalla bocca di Sara esca un fantasmino dispettoso che canticchia ciò che la bambina non riesce a dire, cioè la verità. Nessuno, oltre lei, può sentire o vedere gli spiriti spioni e, con il passare dei giorni, i fantasmi diventano sempre più numerosi. Gli spettri, che altro non sono se non la coscienza della bambina, la disturbano continuamente: non la lasciano dormire di notte, si intromettono tra lei e il papà nel momento delle coccole, la inseguono mentre va a scuola.

Il senso di colpa provato da Sara è tale da portarla ad isolarsi in un angolo della casa per piangere.

Il messaggio trasmesso dall’albo è chiaro: le bugie costruiscono un muro tra noi e le persone a cui vogliamo bene, ci impediscono di vivere serenamente la quotidianità, ci perseguitano in ogni momento.
Una volta che la protagonista riuscirà a dire la verità, i fantasmi spariranno e la bambina capirà cosa succede quando si raccontano le bugie. Il finale è interessante: Sara ammette che, nonostante l’esperienza vissuta, talvolta fatica ancora a raccontare tutto a mamma e papà. L’ultima pagina dell’albo sottolinea quanto sia importante instaurare con i propri figli un rapporto di fiducia, che consenta ai bambini di aprirsi con i propri genitori nonostante le possibili conseguenze.

Le illustrazioni di Piccoli fantasmi riempiono l’intera pagina e descrivono molto bene la storia. La protagonista, dal viso dolce e rotondo, è l’unica a essere disegnata per intero. Di mamma e papà, per tre quarti del libro, si scorgono solo le gambe per poi comparire in modo completo alla fine del racconto, cioè nel momento in cui la bambina dice la verità. Sembra quasi che la consapevolezza di mentire le impedisca di guardare negli occhi i propri genitori. L’unico altro personaggio disegnato per intero fin dall’inizio è il gattino di casa, testimone del guaio commesso da Sara e custode della verità. Il piccolo animale, proprio per questo, sembra riuscire a vedere i fantasmini che escono dalla bocca della bambina, disegnati con un’espressione un po’ antipatica e dispettosa.

 

LE BUGIE: giorno 2

Oggi proponiamo Teodoro e il fungo parlate di L. Lionni Ed. Babalibri

Teodoro e il fungo parlante racconta di quanto le bugie abbiano le gambe corte e che, prima o poi, la verità viene a galla.

Teodoro è un topo pauroso che vive con quattro amici nel ceppo di una vecchia quercia. Ogni coinquilino si vanta di una qualità posseduta: la lucertola può farsi ricrescere la coda come una magia ogni volta che la perde, la rana può nuotare sott’acqua, la tartaruga può rinchiudersi nel suo guscio. E il piccolo topo? Imbarazzato, senza riuscire a trovare nessuna qualità che possa essere considerata straordinaria, a Teodoro viene in mente solo una cosa: “Io posso correre”. Gli amici lo deridono per quella che, ai loro occhi, non è certo una caratteristica di cui vantarsi.

Un giorno accade qualcosa che cambierà la vita del topo: mentre scappa impaurito, convinto di essere attaccato da un gufo, che in realtà è solo una foglia che cade da un albero, Teodoro si nasconde sotto un grosso fungo blu che è in grado di dire un’unica parola:”Quirp”.

Al topolino balena un’idea: inventarsi una storia per ingannare gli amici. Racconta loro di avere scoperto un fungo parlante. “Ne esiste uno solo in tutto il mondo”, sussurra Teodoro agli altri animali. “È il fungo della verità, ho imparato il suo linguaggio e dice che il topo deve essere venerato da tutti gli animali”.

Dal quel momento, il piccolo protagonista diventa re, gli amici gli costruiscono una corona e lo trasportano su cuscini di fiori.

Peccato che la menzogna venga presto svelata: un vero guaio per il topolino! Spaventato dalla rabbia dei suoi amici, fugge veloce attraverso il bosco e scopre che, in fondo, saper correre non è poi tanto male!

Teodoro e il fungo parlante, dal finale un po’ crudele in cui il protagonista non viene perdonato dagli amici adirati, è un albo che racconta di quanto le bugie abbiano vita breve e di come la delusione e la rabbia di coloro che vengono ingannati possa rovinare per sempre la fiducia riposta nelle persone che hanno commesso il tradimento.

Le illustrazioni, che ricordano un collage fatto di carte colorate e dai bordi strappati, sono arricchite di tratti a matita. Sfogliando le pagine si ha l’idea di percorre, insieme ai personaggi, i diversi panorami che fanno da cornice alla storia: si passa dal bosco e se ne superano i confini, si arriva ai campi di erica e oltre colline mai attraversate prima per giungere alla valle dove, infine, la menzogna sarà svelata.

 

LE BUGIE: giorno 3

Oggi vi proponiamo Le bugie di Marino di R. Aliaga, S. Mulazzani Ed. Logos

Le bugie di Marino è un albo che racconta del sottile confine tra realtà e immaginazione. Talvolta i bambini e le bambine sono talmente presi/e dalle loro fantasie da rendere difficile, sia per se stessi che per gli altri, capire cosa sia reale e cosa no.

La bugia, in questo caso, viene detta sì per giustificare una propria inadempienza (il protagonista marina la scuola), ma diventa quasi reale, tanto che Marino si immedesima nella bugia raccontata arricchendola di numerosi personaggi di fantasia.

Marino è un topolino che vive in campagna. La mattina la nonna lo sprona per andare a scuola. “Forza, Marino, sbrigati” disse la nonna “Oppure stamattina farai tardi a scuola!” Marino uscì dalla sua tana, ma di andare a scuola non ne voleva sapere… Era un topo di campagna, mica un topo di biblioteca!

Così il topolino decide di saltare la scuola per andare a cercare mandorle e nocciole. Marino corre rapito dall’immensità della campagna, si diverte a fare capriole e nel suo vagare incontra altri animali e ognuno gli chiede sempre la stessa cosa: “Che cosa ci fai da queste parti, Marino? Dovresti essere a scuola!” Il piccolo protagonista inizia così ad inventare una serie di storie come giustificazione del fatto di non essere dove dovrebbe: alla pecora racconta di aver incontrato un lupo cattivo che l’ha fatto scappare, alla gallina di essersi imbattuto in una volpe che lo voleva assaggiare, al passero di aver visto un gatto pronto a metterlo nel piatto.

Tutti questi personaggi di fantasia prendono vita e iniziano a rincorrere Marino e gli altri animali della fattoria. Stanco dei personaggi da lui stesso creati, Marino torna a scuola, confessa al maestro di essere in ritardo, perché voleva cercare noci e mandorle, e di aver mentito per sfuggire alle domande della pecora, della gallina e del passero. Raccontata la verità, avviene la distinzione tra realtà e fantasia, i feroci predatori scompaiono magicamente e tutti tornano alla serenità, compreso Marino.

I testi sono semplici, scritti in rima, adatti alla lettura con i bambini e le bambine più piccoli/e che facilmente si riconosceranno nel protagonista e nel suo giocare con la fantasia, proveranno sollievo nel finale, in cui si capisce come tutto ciò che è frutto dell’immaginazione può svanire, basta volerlo.

Le illustrazioni, realizzate con un misto di tecniche, occupano l’intera pagina. Il protagonista, vestito con una salopette a righe, si muove tra le pagine come se danzasse. Mentre Marino corre nella campagna, tanto che “A volte gli sembrava perfino di volare”, osserva i panorami, rappresentati in una prospettiva dall’alto, proprio come se stesse volando. I personaggi di fantasia sono disegnati con la matita, il loro colore è lo stesso dello sfondo, come se fossero trasparenti, proprio per sottolinearne l’irrealtà. Stessa cosa riguarda il testo che ne descrive la comparsa, composto di lettere senza riempimento.

 

LE BUGIE: giorno 4

La proposta di oggi è Tea quanto pesa una bugia?  di S. Serrelli Ed. Giunti Kids

Tea quanto pesa una bugia fa parte di una collana di libri che vede protagonista la piccola Tea, una bambina di sei anni. In questo albo si affronta il tema del senso di colpa e delle sensazioni che si provano quando si dicono le bugie.

Tea non ha mai mentito, tanto che alla domanda posta dal maestro alla classe: “Quanto pesa una bugia?”, proprio non sa rispondere.

Durante il pranzo con mamma e papà, la bambina racconta la sua prima bugia: i genitori le chiedono come sia andata la verifica di matematica e Tea, consapevole di non essere andata bene, mente spudoratamente: “Bene, ho preso un bel voto” risponde Tea tenendo gli occhi bassi sul piatto.

Fin dalle prime pagine vengono descritti quali effetti può provocare raccontare le bugie: incapacità di guardare negli occhi l’interlocutore, diventare rossi in volto, difficoltà a dormire, sentire un peso sul cuore.

I genitori non solo le credono, ma la riempiono anche di complimenti: inizialmente Tea si sente soddisfatta, pensa che mentire sia molto facile, tanto che si sente tranquilla e quando va la parco a giocare con le amiche, quasi si dimentica dell’episodio. Tutto cambia nel momento in cui la bugia detta le si ripresenta davanti agli occhi in ogni momento: il padre le dice di avere raccontato ai colleghi di lavoro del bel voto preso, la mamma che la nonna, saputo del suo successo scolastico, le vuole regalare la bambola tanto desiderata. Tea si sente schiacciata dai sensi di colpa per aver ricevuto lodi non meritate e prova tristezza.

Il peso che sente per la menzogna detta, è rappresentato nel libro come un grosso macigno che la schiaccia e che diventa sempre più grande ogni giorno che passa. Quando il sasso ormai è così grosso da non poter essere più sopportato, Tea urla a tutta la famiglia la verità, esausta dalla situazione che lei stessa ha creato.

Tea quanto pesa una bugia è un albo che aiuta bambini e bambine a prendere consapevolezza di ciò che comporta raccontare bugie e spiega quanto sia importante riuscire a dire la verità. Spesso capita che le persone che ci vogliono bene e che ci conoscono a fondo si accorgano molto presto delle nostre menzogne, proprio perché il peso che si prova per averle dette ci porta a comportarci in modo diverso dal solito e scatena in noi una serie di reazioni che ci tradiscono.

Le illustrazioni, per lo più caratterizzate da sfondi vuoti che mettono in risalto i personaggi, sono molto colorate. I comportamenti che accompagnano le bugie sono ben rappresentati: lo sguardo basso di Tea mentre sta mentendo, il rossore sulle guance, l’espressione triste. I genitori sono mostrati per intero solo nel momento in cui la piccola protagonista confessa di aver mentito: dire la verità toglie dall’imbarazzo e riunisce agli affetti più cari.

 

LE BUGIE: giorno 5

Oggi vi proponiamo  È stata lei! Io non ho fatto niente! L’amico immaginario  di I. Lammertink, E. Vermeltfoor Ed. Clavis

L’albo di oggi spiega ai bambini e alle bambine l’importanza di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, attraverso una storia che vede protagonista Matilde, una bambina molto vivace. Ogni volta che commette una marachella, Mati incolpa sempre qualcun altro.

Un giorno, mentre si trova a casa della nonna, la bambina vede un barattolo di caramelle alla frutta: la voglia di mangiarle è tale da prenderle senza chiedere il permesso. In un lampo, Matilde svuota il vaso delle caramelle. “Chi avrà mai svuotato il barattolo delle caramelle?” chiede la nonna a Mati. La bambina, ancora con la bocca piena, indica il muro ed esclama: “Non sono stata io, è stata BIRBA! ECCOLA QUI!”

Birba non è altro che la sua ombra proiettata sul muro, che incarna l’amica immaginaria di Matilde. Da quel momento, Mati combinerà diversi guai ed ogni volta darà la colpa alla sua dispettosa amica, anche quando viene colta sul fatto. Colpevolizzare Birba diventa la normalità, tanto che l’ombra ad un certo punto si stacca dai piedi di Matilde e si muove autonomamente.

I disastri commessi dalla bambina si accumulano sempre più: rompe i vasi della vicina di casa, suona i campanelli di una palazzo disturbandone gli abitanti, imbratta il muro di casa con la vernice rossa e molto altro ancora! Fino a quando, in un pomeriggio piovoso, Matilde fa il grande passo e si prende la responsabilità di ciò che ha combinato: mentre è sdraiata sul tappeto di casa a giocare con il suo cagnolino, la bambina trova il rossetto della mamma e decide di mettersene un po’ sulle labbra. Purtroppo il rossetto le cade sul tappeto e il cane inizia a giocarci sporcando dappertutto!  “Chi ha combinato questo disastro?” chiede la mamma. Mati si guarda intorno ma… non vede nessuno.

Non riuscendo a trovare Birba, Matilde dovrà ammettere di essere stata lei a combinare il guaio.  Questo è il momento in cui l’amica immaginaria della bambina svanisce. Matilde riconosce i propri errori, li accetta e non teme di ammetterli, perché ha raggiunto la consapevolezza che, anche se lo farà, gli adulti che fanno parte della sua vita continueranno a volerle bene.

È stata lei! Io non ho fatto niente! L’amico immaginario è un albo che parla non solo di bugie e di assunzione di responsabilità, ma anche di amici immaginari.

Capita di frequente che alcuni/e bambini/e si creino un compagno immaginario, condizione che può destare nei genitori preoccupazione. In realtà l’amico immaginario è per il bambino e la bambina una presenza utile, perché permette di proiettare su di lui i propri sogni e le proprie paure. Crescendo, il/la bambino/a svilupperà una maggiore consapevolezza di sé e imparerà ad affrontare il complesso mondo degli adulti, fatto anche di regole e divieti.

L’albo è dotato di un approfondimento che spiega ai genitori come comportarsi con un/una bambino/a che ha un amico immaginario.

Le illustrazioni, molto colorate, riempiono l’intera pagina. Matilde è disegnata con un aspetto da vera monella: capelli corti che le danno un’aria sbarazzina con il viso coperto da lentiggini. L’idea di rappresentare Birba come l’ombra della bambina, chiarisce che il ruolo dell’amico immaginario è proprio quello di proiettare su di lui i propri timori e desideri.

 

LE BUGIE: giorno 6

La proposta di oggi è Voglio il mio cappello!

In Voglio il mio cappello! si racconta di due aspetti legati alle bugie: a volte chi mente continua a farlo nonostante la bugia sia evidente, pur di farla franca; le conseguenze delle bugie, per chi inganna, spesso non sono piacevoli.

I personaggi di questo albo sono gli animali del bosco, il protagonista un orso che non trova più il suo cappello rosso. L’orso inizia così a chiedere agli abitanti del bosco se abbiano visto il suo cappello: alla volpe, alla tartaruga, al serpente e a molti altri. Nessuno ne sa nulla, c’è chi ne ha visto uno blu, chi addirittura non sa neanche cosa sia un cappello.

Arriva il turno del coniglio che, senza dubbio, è il colpevole. L’animale, infatti, indossa il rosso cappello dell’orso, il quale non si accorge di niente, nonostante il coniglio lo porti sfacciatamente in testa. Alla fatidica domanda: “Hai visto il mio cappello?” il coniglio risponde in modo agitato e confuso, come se fosse stato ingiustamente accusato di una colpa mai commessa. È chiaro che il coniglio è consapevole di essere il ladro e invia una serie di segnali fisici e verbali che ne sottolineano la colpevolezza.

L’orso, ormai rassegnato al fatto che non troverà mai più il suo cappello, improvvisamente si rende conto di chi gliel’ha rubato e, naturalmente torna a riprenderselo! Il finale è molto divertente, anche perché a vestire i panni del bugiardo sarà proprio l’orso!

Voglio il mio cappello! è un albo che affronta in modo spassoso ed ironico il tema della menzogna, toccando diversi aspetti: non solo insegna a riconoscere i segnali di chi sta mentendo, ma anche ad essere consapevoli che la menzogna può tornare indietro, come dice il proverbio “chi la fa l’aspetti”: ingannare gli altri, infatti, può portare a conseguenze e a problemi non sempre facili da risolvere.

Le illustrazioni sono davvero esilaranti: tutti i personaggi sono molto buffi. L’orso ha, per tutto l’albo, la stessa espressione che cambia solo nel momento in cui capisce di essere stato ingannato. Lo sfondo è assente, mettendo in risalto i personaggi. Soltanto la pagina in cui l’orso si rende conto di essere stato preso in giro dal coniglio è colorata di rosso, sottolineando la rabbia del protagonista. Stessa cosa riguarda la parte in cui parla il coniglio: il testo è scritto di rosso, come a mettere in evidenza l’agitazione dell’animale, consapevole della sua disonestà.

 

LE BUGIE: giorno 7

Come ultimo albo della settimana proponiamo La bugia di C. Grive, F. Bertrand Ed. Lapis

Come vive un/una bambino/a la consapevolezza di aver detto una bugia? Che effetti ha sulla vita di tutti i giorni?

La protagonista di La bugia, un giorno, mentre pranza con i suoi genitori, dice una bugia. Non si sa quale sia la menzogna detta, non è importante: quello che conta è che sia stata detta. Inizialmente la bugia prende la forma di un piccolo pallino rosso sospeso sulla testa della protagonista mentre legge seduta sulla poltrona. E nemmeno se ne accorge. Quando la bambina si reca in camera per andare a dormire, la bolla rossa la segue e si posiziona accanto al comodino. La bambina la vede e sa che si tratta della bugia.

La mattina seguente è ancora lì, più grande del giorno prima, davanti al lampadario. La piccola le sussurra di andarsene. La bugia ubbidisce, ma dopo poco ritorna, mentre è in bagno a lavarsi i denti. Il pallino rosso la segue ovunque e diventa sempre più grande, tanto quanto aumenta il disagio provato dalla bambina. Lo ritrova per strada mentre va a scuola, copre il viso della maestra, le impedisce di godersi il momento del bagno. E mai l’abbandonerà, fino a quando non riuscirà a dire la verità.

La bugia analizza gli stati d’animo e le paure che i bambini e le bambine provano quando sanno di aver mentito. Come la protagonista, si pongono delle domande: “Dopo una bugia, le persone non ti credono più?” “Dopo una bugia, le persone non ti vogliono più bene?”

È un albo che si sofferma sulla presa di coscienza delle possibili conseguenze dell’atto di mentire, ma anche sull’importanza che i genitori si accorgano del disagio dei/lle propri/e figli/e, in modo che i bambini e le bambine si sentano accolti e riescano ad ammettere di non essere stati sinceri. E a quel punto, potranno far esplodere la bolla rossa.

Le illustrazioni, esasperate, sono caratterizzate da prospettive distorte. La bugia, sotto forma di bolla rossa, aumenta sempre più di volume, per sottolineare l’angoscia della bambina che diventa sempre più profonda. Molto carino il finale, in cui il momento della confessione viene rappresentato da uno spillo che, bucando la bolla, la fa esplodere.