Un albo al giorno per sette giorni
Cosa meglio di un albo illustrato può spiegare ai bambini e alle bambine temi che, per la loro delicatezza, sono di difficile comprensione?
Associazione Officina Educativa dedicherà una settimana al mese a un tema diverso. Proporrà, ogni giorno per sette giorni, un albo illustrato che aiuti i bambini e le bambine a riflettere sul tema scelto.
Un albo è uno strumento ideale, in cui immagini e testo costituiscono una doppia narrazione che si intreccia e si snoda accompagnando il bambino e la bambina in un viaggio che può percorrere in compagnia di un adulto, dei coetanei o da solo, alla scoperta di sé e delle numerose emozioni e situazioni che incontrerà nella lunga strada della crescita.
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APRILE
L’AMICIZIA: giorno 1
La prima proposta della settimana è Il leone e l’uccellino di Marianne Dubuc Ed. Orecchio acerbo
È autunno. Leone s’incammina lungo il giardino di casa per raccogliere le foglie che cadono leggere dagli alberi. Un animale mite e gentile, molto diverso da come si immagina un leone. Mentre sistema placidamente l’orto, Leone sente un rumore. Nel cielo uno stormo di uccelli passa indifferente. Cosa sarà stato quel tonfo? Il grosso animale vede un piccolo corpo disteso sull’erba: un uccellino è caduto ed ha un’ala rotta.
Con delicatezza, il leone raccoglie il volatile e gli fascia l’ala. Purtroppo lo stormo è ormai lontano e per l’uccellino è impossibile raggiungerlo. Leone decide di ospitarlo e lo porta a casa con sé: in fondo la casa è grande e possono tranquillamente condividere tutto quello spazio.
Il leone e l’uccellino racconta di una tenera amicizia tra due esseri tanto diversi. Un’amicizia scandita dal susseguirsi delle stagioni, una storia che percorre un intero anno. I due protagonisti si incontrano per la prima volta in autunno e insieme passano tutto l’inverno. Il leone si prende cura del piccolo amico, perché l’amicizia è anche sapersi curare dell’altro. Lo accoglie nella sua casa per dargli un rifugio, lo sistema nella sua criniera o nel buco del suo cappello di lana per riscaldarlo dal freddo dell’inverno. Insieme passano le lunghe giornate invernali: cenano insieme chiacchierando, Leone legge a voce alta un libro mentre il piccolo amico ascolta crogiolandosi nel calore del focolare e insieme dormono, l’uno nel letto, l’altro infilato in una pantofola adibita a giaciglio.
I due non solo condividono la casa, ma anche la quotidianità: insieme stanno bene, a dimostrare che può nascere un’amicizia anche tra diversi, di quanto sia importante l’affinità tra caratteri e di come, talvolta, tra le persone possa scattare fin da subito una sintonia inspiegabile.
I giorni passano in armonia, la neve si scioglie, la natura si risveglia e gli uccelli tornano. Leone lo sa che il suo piccolo amico deve andarsene e lo accetta, perché un vero amico è chi non ti lega a sé forzatamente, chi ti lascia la possibilità di scegliere. L’amicizia non significa sovrapporre la propria esistenza a quella dell’altro, ma accompagnarsi nella vita e vivere insieme esperienze, gioie, dolori e passioni senza costringere chi si ama a restarci sempre accanto.
Leone lascia andare l’uccellino, ma non senza provare tristezza. La primavera e l’estate passano lentamente, velate di malinconia. Le illustrazioni trasmettono chiaramente lo stato d’animo del leone. Non c’è testo che lo descriva, solo le immagini che ripropongono le attività quotidiane che l’animale svolgeva in compagnia del piccolo amico e che ora si ritrova a vivere in solitudine: lo sguardo basso mentre cena, il libro a terra mentre è seduto davanti al focolare, la difficoltà ad addormentarsi. Tutto ci parla della tristezza del leone, di come sia difficile tornare ad essere soli dopo aver conosciuto il piacere della condivisione.
Il tempo passa e sono molti gli indizi che ce lo raccontano: le piantine dell’orto sbucano dal terreno, crescono, fioriscono e danno i frutti. Ad un certo punto l’autunno ritorna, annunciato dalla fogliolina gialla caduta nel lago dove Leone sta pescando. Ed ecco che l’animale guarda il cielo e si chiede se il suo amico tornerà da lui. Improvvisamente, in una pagina completamente bianca, appare una nota… l’uccellino è tornato, la nota è il suo canto. I due passeranno in compagnia un altro inverno e insieme avranno meno freddo.
Il leone e l’uccellino è un albo straordinariamente delicato e ricco di contenuti emotivi che racconta di come i rapporti di amicizia riescano a completarci, a donarci gioia e ci arricchiscano interiormente. Al contempo decidere di voler bene a qualcuno comporta il rischio di soffrire, è ciò che si deve mettere in conto quando si instaurano delle relazioni umane profonde.
È un albo che insegna a bambini e bambine un concetto importante: essere un vero amico significa rispettare i desideri e le necessità dell’altro, anche se questo vuol dire mettere da parte il nostro volere per il bene di chi ci sta accanto.
Le illustrazioni raccontano in modo talmente chiaro sia la vicenda che le emozioni provate dal protagonista, che il testo scritto diventa quasi marginale. I colori sono delicati, il personaggio del leone molto espressivo. Le immagini a doppia pagina si alternano a quelle più piccole, all’interno di ovali in cui sono descritte le azioni quotidiane del leone e dell’uccellino.
Ben rappresentati lo scorrere del tempo e il susseguirsi delle stagioni, come nella doppia pagina interamente bianca seguita da un’altra in cui fa capolino un bucaneve, chiaro segno di un paesaggio innevato che presto darà il posto all’arrivo della primavera.
Molto tenera l’immagine del leone che guarda, con occhi pieni di malinconia, il suo amico partire in volo: voltando pagina ritroviamo Leone più piccolo e immobile, nell’immensità del bianco della pagina, come immensa è la solitudine da lui provata.
L’AMICIZIA: giorno 2
La proposta di oggi è Sulla collina di Linda Sarah e Benji Davies Ed. Giralangolo
Una piccola casa di legno circondata dalla natura, i panni stesi in cortile si asciugano nell’estate luminosa, tutto intorno una distesa di campi ricoperti di erba verde e gialla, forse bruciata dal sole, decorata di papaveri rossi e fiorellini gialli. Le rondini volano spensierate nell’azzurro del cielo.
Due bambini scavalcano la staccionata portando due grandi scatole di cartone e corrono, entusiasti, verso il loro posto preferito: la collina. Questo angolo che quasi è un rifugio, diventa lo scenario per vivere grandi avventure e i due amici, con i loro scatoloni, giocano ad essere dei re, degli astronauti, dei pirati che solcano mari in tempesta. Leo e Uto sono grandi amici e trascorrono tutti i giorni insieme, fino all’arrivo del tramonto che li sorprende, seduti sul tetto della piccola capanna, a guardare il rosso del cielo.
Un giorno incontrano un altro bambino, Samu. Anche lui porta con sé una grossa scatola di cartone. Samu ha osservato i due amici per molti giorni e finalmente ha trovato il coraggio di chiedere se può giocare con loro. All’improvviso, il ritmo a due tanto apprezzato da Uto è spezzato dalla presenza del terzo bambino che subito entra in sintonia con Leo. Il cielo si copre di nuvole, la pioggia inizia a cadere e i tre bambini si riparano, ognuno nel proprio scatolone. Uto si mette in disparte, si sente strano e una sera distrugge la propria scatola. Non vuole andare più sulla collina, preferisce restare in casa a disegnare, evita Leo e Samu che, qualche volta, passano a chiamarlo.
Un giorno si presentano a casa di Uto con una sorpresa: un enorme scatola dotata di ruote, con tante cose scintillanti appese e piena di colori. Uto, è estasiato da ciò che ha appena visto, esce da casa correndo per unirsi alla combriccola e giocare con l’incredibile Mostro Creatura Scatola Cosa!
Adesso ad Uto piace giocare con Samu: lui è gentile, divertente, audace e coraggioso. Trascorrere il tempo con i suoi due amici lo rende felice, scopre che questo ritmo a tre gli piace, perché è nuovo. Perché è bello.
Sulla collina è un racconto delicato che parla di amicizia e di emozioni. L’arrivo di un terzo bambino altera inevitabilmente l’equilibrio tra Leo ed Uto, ma mentre il primo si adatta senza difficoltà al cambiamento, il secondo viene sconvolto dalla gelosia, si sente insicuro, arrabbiato. Teme che il nuovo arrivato prenda il suo posto, che per lui non ci sia più spazio. Ad Uto non resta che rinunciare e rinchiudersi in casa. Chi ti vuole bene, però, non ti lascia andare, ma cerca di riconciliarsi con te. È quello che Leo e Samu decidono di fare, senza farsi scoraggiare dai rifiuti di Uto. L’idea che hanno per riconquistarlo è fantastica: la costruzione di una scatola speciale, risultato dell’unione di tre scatole, fa tornare la voglia ad Uto di unirsi a Leo e di accogliere Samu.
L’amicizia è salva ed è diventata ancora più bella in quel nuovo ritmo a tre.
Nel guardare le illustrazioni, ci si sente parte di quelle giornate d’estate. Le linee curve, le nuvole che si sovrappongono tra loro, l’azzurro del cielo, i riflessi sui prati e le sfumature rendono i paesaggi luminosi, mentre il colore steso senza che ci siano linee a contenerlo, dona alle immagini fluidità e movimento.
L’AMICIZIA: giorno 3
Oggi proponiamo Telefonata con il pesce diSilvia Vecchini & Sualzo Ed. Topipittori
“Il bambino seduto al banco vicino alla finestra non parla. Cioè, a casa sì, ma a scuola no.
Neanche una parola.
– È molto timido – dice la sua mamma.
Ha qualcosa che non va – dicono gli altri genitori.
Inizia così Telefonata con il pesce, un albo di una dolcezza infinita, in cui la voce narrante è una compagna di classe del piccolo pesce muto, una ragazzina che prova a mettersi nei panni di questo bambino silenzioso per capire come poter arrivare a lui.
Lei propone alla classe di giocare al gioco del silenzio, ma a non parlare mai il tempo scorre lento e ad un certo punto non ce la fa più, perché “Parlare è come respirare”.
Tutti trovano strano il nuovo compagno di scuola: c’è chi gli pesta un piede per vedere come reagisce, c’è chi lo paragona ad un sasso, ma la piccola narratrice sa che non è vero, che anche lui ha pensieri ed emozioni. “Come sarà la sua voce?” si domanda la bambina.
Ed ecco che durante la gita scolastica al museo di scienze, la ragazzina trova, in una delle stazioni del percorso, uno spunto per entrare in comunicazione con il compagno: un acquario pieno di pesci, apparentemente silenzioso, se collegato ad una cornetta telefonica rivela un’infinità di suoni e rumori. E allora anche il bambino, come l’acquario, avrà dentro di sé molte parole inespresse, basta trovare il modo giusto per entrare in contatto con lui.
E il finale rivelerà una magnifica sorpresa alla bambina, perché il suo desiderio sarà finalmente esaudito.
Telefonata con il pesce è un albo che parla di empatia: la capacità della protagonista di mettersi in contatto con il bambino silenzioso senza utilizzare le parole, mostra che se siamo disposti ad aspettare e a trovare lo strumento giusto, sarà possibile avvicinarsi a chi siamo interessati, anche se può sembrare difficile.
La pazienza, la sensibilità e l’assenza di pregiudizio della ragazzina la porterà a rompere il silenzio del compagno e a dare il via all’inizio di un’amicizia.
L’albo è costituito, in parte, da vignette che ricordano un po’ un fumetto.
Le illustrazioni, dalle tinte azzurre e ocra, sembrano immerse nel mare, come se tutto facesse parte dell’acquario. Sembra quasi vogliano trasmettere la disponibilità della bambina di entrare nel mondo del compagno, silenzioso come un pesciolino.
Le immagini esprimono molto bene le emozioni provate, attraverso l’uso di inquadrature eloquenti: l’occhio della bambina quando avvicina all’orecchio la cornetta del telefono collegato all’acquario, i primi piani sui pesciolini che si rincorrono, si baciano e sorridono, il viso della ragazzina che si intravede attraverso l’acqua, la sorpresa sul suo volto quando, finalmente, sente la voce del suo nuovo amico.
L’AMICIZIA: giorno 4
Oggi proponiamo La scatola di Isabella Paglia, Paolo Proietti Ed. La Margherita
Guardando la copertina già si capisce che quando andremo a sfogliare l’albo ci troveremo in un bosco. E così è: un bosco che sembra incantato, immerso in una leggera foschia mattutina. Sull’erba, tra gli alberi, spicca una scatola bianca, con due buchi in un lato. Appoggiato sopra al coperchio, un pettirosso guarda incuriosito lo strano cartone.
“Come è capitata qui?” “Quando è arrivata?” “Chi ce l’avrà portata?” si domandano perplessi gli animali del bosco.
La volpe e la lepre sono le prime ad avvicinarsi e a toccarla. Gli animali invitano il misterioso ospite ad uscire e gli urlano un sonoro “Benvenuto!”
Ad un certo punto, accade qualcosa di inaspettato: dalla scatola qualcuno lancia un grido di rifiuto, chi la abita non ha la minima intenzione di uscire da lì.
Gli animali allora si allontanano, iniziando a fare ipotesi sul motivo che spinge colui che si nasconde nel cartone a non farsi conoscere. C’è chi pensa che abbia una giornata storta e si senta triste, chi suppone che gli sia capitato qualcosa di brutto e adesso abbia paura. Qualunque sia il motivo, gli animali del bosco sono determinati a trovare un modo per mettere a proprio agio il nuovo arrivato in modo che si senta sicuro e decida di uscire.
Organizzano uno spettacolo con tanto di pianoforte e numeri circensi, una festa con torte appetitose e limonata dolce, ma nulla cambia e l’unica cosa che si intravede dai buchi della scatola è un paio di occhi che osservano.
Il giorno dopo l’orso abbraccia teneramente la scatola come a volerla scaldare, lo scoiattolo infila nei buchi delle noccioline, la volpe la avvolge con la sua morbida coda e il gufo vi poggia sopra dei fili d’erba. Il cielo si copre di nuvole, il vento si alza e inizia a piovere. Tutti gli animali corrono per cercare un rifugio e con loro portano la scatola. “Presto! Il nostro amico ha bisogno di un riparo. Altrimenti si bagnerà!” La determinazione e la disponibilità degli animali, li premierà: il misterioso abitante della scatola si rivelerà, infine, ai suoi nuovi amici.
Ne La scatola, gli animali del bosco insegnano che ognuno ha i propri tempi e che vanno rispettati. Ci mostra come i veri amici non si arrendano mai, ma cerchino di capire ciò di cui abbiamo bisogno e siano determinati a scoprirlo.
Dedicare del tempo a qualcuno, non allontanarsi anche nei momenti di difficoltà e sforzarsi di capirne le necessità sono gli ingredienti per far nascere un’amicizia vera.
Le illustrazioni sono caratterizzate da colori delicati che donano alle immagini un’atmosfera da sogno, nel cielo che si confonde con la terra come se ci fosse sempre una sorta di nebbia, quasi sembra di entrare in un mondo fatato.
L’ AMICIZIA: giorno 5
Oggi proponiamo Ma orso ritornò. Storia di un’amicizia di Sauer Tammi e Dan Taylor Ed. Sassi
Diventare amici richiede tempo, non sempre gli altri sono disponibili ad allacciare un’amicizia fin da subito.
Ma Orso Ritornò racconta di un orso caparbio che non si arrende di fronte ai continui rifiuti del bambino di cui tanto vorrebbe diventare amico.
L’albo inizia con l’immagine di un bambino seduto sul divano di casa, intento a leggere un libro dal titolo “101 attività da fare da soli”, quando qualcuno bussa alla porta: un orso vorrebbe entrare, ma il bambino gli spiega che gli orsi vivono dei boschi e gentilmente lo invita ad andarsene. Orso il giorno dopo si ripresenta, portando con sé l’amico Fenicottero. Il bambino imperterrito continua a mandarlo via. Il grosso animale però non si arrende ed ogni giorno torna a casa del bimbo il quale, esasperato dalla sua presenza, ad un certo punta urla: “Ti avevo detto di andare casa, Orso!” Orso non ritornò più.
Inizialmente il bambino è contento di non avere più l’animale tra i piedi, ma poi trovarsi nuovamente a passare la giornata da solo comincia a pesargli. Orso gli manca.
Non gli resta che andare a cercarlo: appende cartelli con l’immagine di Orso per il quartiere, prepara ciotole di bacche per lui, mette un biglietto con scritto “Benvenuto Orso” alla porta di casa, ma purtroppo Orso non si fa vedere. Finché un bel giorno, Orso ritornò.
Ma Orso Ritornò spiega che diventare amici non è uno scherzo: richiede impegno e determinazione. Per far sì che gli altri nutrano fiducia in noi, è necessario far sentire la nostra presenza ogni giorno, anche quando stare accanto alla persona a cui vogliamo bene è difficile.
Allo stesso tempo non bisognerebbe mai dare per scontata l’amicizia, dal momento che è proprio quando gli amici si allontanano da noi che ci rendiamo conto della loro importanza.
L’albo ha un finale rassicurante: un amico vero torna sempre, anche quando l’abbiamo trattato in malo modo, soprattutto se siamo capaci di ammettere di aver sbagliato e facciamo capire quanto sia importante la sua presenza per noi.
Le illustrazioni, dalle tonalità color pastello, raccontano scene di vita quotidiana in cui l’unica stranezza è la presenza di un orso in una casa di umani. Molto divertenti sono alcuni dettagli che si riescono a scorgere osservando le immagini: il libro che legge il bambino all’inizio e che sottolinea la sua vita solitaria e quello che l’orso offre al piccolo padrone di casa, dal titolo “Tu & il tuo orso. Manuale”, un’esplicita richiesta di amicizia.
Il bambino che scruta l’interno del camino alla ricerca dell’animale o che guarda, malinconico, un orso di schiuma mentre fa il bagno nella vasca, esprime molto bene il senso di solitudine che il bambino prova nel momento in cui si rende conto che Orso, dopotutto, gli manca.
L’ AMICIZIA: giorno 6
Oggi vi proponiamo Il sentiero di Marianne Dubuc Ed. Orecchio Acerbo
Il sentiero racconta di un’amicizia che si instaura, a piccoli passi, tra due personaggi di età molto diverse.
La signora Tasso è ormai vecchia, abita ai piedi di una montagna e, ogni domenica, sale sulla cima Pan di Zucchero per ammirare il magnifico paesaggio che questo luogo le offre.
Durante il tragitto, l’anziana signora raccoglie alcune delle cose che ha visto negli anni, come un sasso molto tondo, un pezzo di maiolica, il nido vuoto di un usignolo. Tutte cose che ha conosciuto e che vuole conservare, perché sono parte della sua vita. Mentre s’incammina lungo il sentiero, la signora Tasso incontra quelli che, nel tempo, sono diventati i suoi amici e con gentilezza li saluta, li pensa (raccoglie dei funghi per Alessandro, la sua amica volpe) e li aiuta nei momenti di difficoltà.
Da qualche tempo, mentre la vecchia signora percorre la salita, due occhi curiosi la scrutano di nascosto: è Lulù, un giovane gatto che vorrebbe salire al Pan di Zucchero, ma teme di essere troppo piccolo e non abbastanza forte. La signora Tasso lo incoraggia ed ecco che insieme partono per raggiungere la vetta.
Durante il percorso, il tasso gli farà conoscere i suoi amici, gli mostrerà molte cose, lo aiuterà nella fatica della salita fino a quando, arrivati in cima, il piccolo gatto guarderà il magnifico paesaggio senza riuscire a dire una parola per la meraviglia.
Da quel giorno, Lulù salirà con la signora Tasso sul Pan di Zucchero ogni domenica e imparerà da lei tantissime cose. Il gatto e il tasso diventeranno amici, un’amicizia che crescerà giorno per giorno, nel rispetto dei tempi reciproci e nella condivisione delle esperienze.
La vecchia signora sarà felice di spiegare al suo giovane amico ciò che sa e il gatto ascolterà e apprenderà con interesse, ma la curiosità e la voglia di fare da sé tipica dei giovani, lo porteranno a esplorare cose nuove.
I giorni passano e il tasso farà sempre più fatica a percorrere il tragitto e allora sarà il gatto ad aspettarlo e a guidare la lunga camminata.
Una domenica mattina come tante altre, l’anziana signora resterà a casa, perché troppo affaticata. Lulù allora si avventurerà da sola, scoprirà strade nuove e il sentiero della signora Tasso diventerà il sentiero di Lulù. Presto anche il gatto troverà un altro compagno che lo affiancherà nel tragitto e al quale insegnerà ciò che sa, come la sua vecchia amica aveva fatto con lui.
Il sentiero non è soltanto la storia di un’amicizia, ma anche una metafora della vita.
La vita è come un lungo percorso, talvolta ripido e faticoso, che può donare gioie e soddisfazioni, in cui si allacciano rapporti, si cresce, si apprende attraverso le esperienze e da chi, di esperienza, ne ha più di noi. La vita è anche dover fare delle scelte, come si intuisce nel passaggio in cui la signora Tasso, davanti ad un bivio, chiede a Lulù di decidere quale strada prendere per proseguire il tragitto. In questo lungo viaggio giovinezza e vecchiaia si incontrano e percorrono insieme un tratto del sentiero, in cui chi è arrivato quasi alla fine lascia preziosi insegnamenti a chi è all’inizio del cammino.
Le illustrazioni, in acquerello, sono rilassanti. Trasmettono la tranquillità della signora Tasso, un animale buono, con le gote rosse, lo sguardo mite e dai movimenti lenti, ma sicuri. Ben rappresentata la vecchiaia del tasso, che cammina un po’ curva con l’aiuto di un bastone. Il sentiero che l’anziana signora e Lulù percorrono insieme è disegnato come un luogo stupendo, circondato da alberi, cespugli, fiori colorati, torrenti limpidi e rinfrescanti e un panorama finale mozzafiato. È un modo positivo di rappresentare la vita, guardando gli aspetti più belli e sorprendenti che può riservare.
L’AMICIZIA: giorno 7
Come ultimo albo della settimana vi proponiamo Il raffreddore di Amos Perbacco di Erin E. Stead, Philip C. Stead Ed. Babalibri
Il raffreddore di Amos Perbacco è un albo che si sofferma su un aspetto importante dell’amicizia: la cura.
Amos è un simpatico vecchietto che vive, da solo, in una casetta azzurra circondata da una staccionata e da alti palazzi. Ogni mattina si sveglia, indossa la sua divisa ben stirata e fa colazione. In apparenza sembra un signore un po’ solo, senza nessuno che gli faccia compagnia. In realtà la sua vita è ricca di relazioni e di amicizie sincere. Dopo essersi vestito, aver mangiato i cereali e bevuto il tè ben zuccherato, Amos si incammina alla fermata dell’autobus per prendere il bus che lo porterà sul posto di lavoro: uno zoo.
A quanto pare Amos è pieno di compiti da svolgere all’interno dello zoo, ma trova sempre il tempo da dedicare ai suoi amici animali: gioca a scacchi con il riflessivo elefante, a gara di corsa con la tartaruga (che stranamente vince sempre!), si siede in compagnia dell’amico e silenzioso pinguino, si occupa del rinoceronte che soffre di allergia e ha sempre la goccia al naso e, al tramonto, legge una storia al gufo che ha paura del buio.
Una mattina il gentile Amos si sveglia con l’influenza e proprio non ce la fa ad andare al lavoro.
Gli animali, non vedendolo arrivare, si sentono un po’ disorientati e malinconici: l’elefante lucida i pezzi degli scacchi, il pinguino resta tutto solo, la tartaruga impegna il tempo facendo esercizi di allungamento, il rinoceronte si concentra sulla sua allergia nel timore che possa peggiorare, mentre il gufo, perplesso, se ne sta appollaiato su un’alta pila di libri chiedendosi che fine abbia fatto Amos.
Ed ecco che i cinque animali prendono la decisione di andare a casa del vecchietto per accertarsi che stia bene. Arrivati iniziano a prendersene cura, come lui ha sempre fatto con loro. L’elefante gioca a scacchi e lascia che sia Amos a prendersi lunghe pause di riflessione, la tartaruga accetta di giocare a nascondino per non far sforzare l’amico con la corsa, il pinguino si adagia in fondo al letto per scaldare i piedi di Amos, il rinoceronte interviene prontamente passando un fazzoletto al vecchietto quando starnutisce e il gufo legge una storia al malato.
Infine, tutti insieme, si addormentano nella notte buia, in attesa che il sole ritorni ad illuminare un nuovo giorno.
Il raffreddore di Amos Perbacco insegna quanto sia importante, in un’amicizia, trovare un po’ di tempo da dedicare all’altro, anche se si è oberati dagli impegni. Riuscire a ritagliare un momento della giornata per occuparsi di chi amiamo, è un modo per comunicare che teniamo al loro benessere e alla loro compagnia. L’amicizia va coltivata giorno per giorno, se avremo cura dei nostri amici loro avranno cura di noi e ci restituiranno l’amore e l’attenzione che gli abbiamo sempre dato.
Le illustrazioni sono dai toni delicati, pochi colori spiccano su sfondi bianchi. Il protagonista è disegnato con un aspetto molto tenero, un vecchietto alto e magro che dorme con l’orsacchiotto e indossa pantofole a forma di coniglio. Gli animali sono disegnati con un’espressione dolce e pacata e tale dolcezza emerge soprattutto da quelli ingombranti come l’elefante e il rinoceronte, davvero buffi nelle immagini in cui siedono su piccoli e fragili sgabelli che reggono, inspiegabilmente, il peso dei due docili pachidermi.